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Reddito di cittadinanza e propaganda (di Roberto Loddo, da www.manifestosardo.org)
No Poverty, Il murale di Zed1 a Torino sulla povertà
Su La Repubblica di oggi, la sociologa Chiara Saraceno ha scritto una importante analisi sul Reddito di cittadinanza in relazione alle parole dei partiti in questa campagna elettorale. una riflessione di cui consiglio la lettura perché svela gli intenti reali dei partiti nella prossima legislatura.
La Saraceno, che ha presieduto il comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza istituito dal ministero del lavoro, ha messo in luce come per alcuni soggetti politici questa misura sia uno strumento di politica attiva del lavoro e non, come invece dovrebbe essere considerato e utilizzato, come strumento di contrasto alle povertà. Se il programma delle destre populiste e sovraniste punta alla sua definitiva abolizione anche quello del movimento cinque stelle non è da meglio. Per i cinque stelle, che naturalmente puntano al suo rafforzamento, il Rdc rimane comunque una misura di politica attiva, ignorando che non sempre avere un lavoro è sufficiente ad uscire dalla povertà.
Per il terzo polo di Renzi (che voleva abrogare il Rdc con un referendum) e Calenda rimane l’ossessione punitiva e restrittiva di trovare per forza un lavoro a tutti i beneficiari e sospendere la misura a chi rifiuta la proposta di lavoro con colloqui da svolgersi anche attraverso il coinvolgimento di agenzie private. Unione Popolare che non è citata nell’articolo della Saraceno propone invece di aumentare il Reddito di cittadinanza a 1000 euro al mese innalzando la soglia di accesso ISEE per renderla una misura individuale e non legata al nucleo familiare.
Naturalmente possiamo farci raccontare solo quello che vogliamo sentire come se fossimo alla fiera delle buone intenzioni ma le proposte ad oggi più realistiche, concrete e che condivido sono quelle che partono dall’analisi dei punti di forza e dei limiti del Rdc e che ci spiegano da dove arrivano le coperture per il mantenimento della misura e chi dovrebbe gestire il governo di una misura di contrasto alle povertà rinnovata e trasformata e legata a politiche sociali adeguate.
Personalmente ritengo che si debba partire dalle previsioni del rapporto elaborato dalla commissione del ministero del lavoro presieduta da Chiara Saraceno che hanno avuto l’obiettivo strategico di arrivare a un vero e proprio reddito universale di base. Proposte ignorate dal governo Draghi ma riprese nel programma del Pd e anche nelle intenzioni dell’alleanza dei Verdi e della Sinistra. Sarebbe opportuno come evidenziato dalla Saraceno seguire le indicazioni della Commissione sul lavoro povero che suggerisce di introdurre, accanto alla misura del salario minimo, una integrazione a beneficio delle lavoratrici e dei lavoratori a basso reddito.
Condivido questa proposta di integrazione e trasformazione del Reddito di cittadinanza perché ritengo che non ci sia più tempo per le parole. Non c’è più tempo per ascoltare le parole della destra che dopo il 25 settembre scatenerà una guerra sociale degli ultimi contro i penultimi. E non c’è più tempo nemmeno per le parole della propaganda di chi anche a sinistra si sveglia all’ultimo secondo facendo promesse impossibili da castello fatato di Ken e Barbie.
Se le previsioni economiche sono quelle che leggiamo quotidianamente ci aspetta uno degli autunni più crudeli e terribili di sempre. I primi bersagli che verranno colpiti da questo tornado aporafobico saranno proprio le persone più fragili, escluse ed emarginate che peggioreranno la loro condizione di vita.
Cerchiamo far di cambiare la rotta del tornado.
Nell’immagine: No Poverty, Il murale di Zed1 a Torino sulla povertà
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Redazione Scuola