Azione diretta: tenere lontani i cronisti dai moli dove approdano le navi che hanno salvato i naufraghi.
Azione indiretta: far dimenticare al più presto la manifestazione per la Pace del 5 novembre. Come? Non c’è bisogno di decreti, basta l’autocensura di chi non vuole creare qualche problema ai nuovi governanti. Sulla prima questione sono già intervenute, con decisione, la Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) e la FNSI. Non ripeto le loro prese di posizione. Sulla seconda questione credo che ci sia disattenzione da parte degli utenti, complicità non dichiarata ma non disinteressata da parte di molti giornali. E mi spiego.
In altri anni e in diverse condizioni politiche le grandi manifestazioni di piazza sono sempre state seguite dai mezzi televisivi con dirette, finestre nei Tg e impegno per dare il massimo dell’informazione. Chi si ricorda cosa è accaduto il 5, da questo punto di vista? Non solo. Il giorno dopo, a parte resoconti paralleli, come se Roma e Milano avessero visto partecipare e sfilare lo stesso numero di manifestanti, le cronache sui due avvenimenti sono state affiancate. Ma è davvero equidistanza, o, invece, è un’operazione di traino d’attenzione verso una manifestazione seguita da un paio di migliaia di persone? Liberissimi di non schierarsi, ma perché questo modo di informare?
Questa la prima modalità d’ informazione; ma poi, cosa c’è stato? Possibile che portare in piazza oltre centomila persone meritasse così poca attenzione? Il giorno dopo, TG1 delle 13.00, forse un errore di regia, o un drastico intervento dell’ultimo momento. La conduttrice sta per dare la linea alla collega che fa la diretta da Montecitorio per l’informazione politica. Nell’inquadratura larga a tutto schermo compare una foto dell’imponente manifestazione di Roma, un immenso caleidoscopio di colori e di persone. Da ascoltatore mi aspetto che venga ricordato quel che è successo meno di 24 ore prima. Neppure una parola. Evidentemente predisposta in una qualche scaletta, quella parte dell’informazione è stata annullata per quel collegamento. Io, generoso o ingenuo, ho pensato ad un possibile errore di impaginazione ed ho atteso tutta l’edizione. Nulla, neppure una parola. E non credo che ci sia stato un intervento diretto del neonominato ministro della Cultura per favorire la sua testata di provenienza, il TG2, contro la rete ammiraglia della Rai.
Se queste sono le premesse, cosa accadrà quando oltre che per la Pace si protesterà contro la calpestazione dei diritti civili, per una vera applicazione dell’articolo 1 della Costituzione, a totale difesa della legge 194, per l’umanizzazione delle scelte politiche sull’immigrazione, e chissà per quante altre ragioni? E’ anche per questo che sono completamente condivisibili le motivazioni che Beppe Giulietti ha posto in chiusura della sua magnifica cronaca della Manifestazione del 5 novembre sulla necessità di una forte coesione politica che non sia un assemblaggio di sigle ma vera, convinta adesione. Le alleanze vere si costruiscono su programmi e convincenti progetti comuni. Se ci si divide addirittura sulla Pace, meglio perdersi che trovarsi. Il percorso sarà lungo e difficile, ma se neppure si tenta di farlo, inutile chiedersi perché l’alleanza di destra continuerà a vincere.
Cancellare, sminuire, oscurare: stessa sorte per la Pace e per i naufraghi (di Ottavio Olita da articolo21.org)
Azione diretta: tenere lontani i cronisti dai moli dove approdano le navi che hanno salvato i naufraghi.
Azione indiretta: far dimenticare al più presto la manifestazione per la Pace del 5 novembre. Come? Non c’è bisogno di decreti, basta l’autocensura di chi non vuole creare qualche problema ai nuovi governanti. Sulla prima questione sono già intervenute, con decisione, la Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) e la FNSI. Non ripeto le loro prese di posizione. Sulla seconda questione credo che ci sia disattenzione da parte degli utenti, complicità non dichiarata ma non disinteressata da parte di molti giornali. E mi spiego.
In altri anni e in diverse condizioni politiche le grandi manifestazioni di piazza sono sempre state seguite dai mezzi televisivi con dirette, finestre nei Tg e impegno per dare il massimo dell’informazione. Chi si ricorda cosa è accaduto il 5, da questo punto di vista? Non solo. Il giorno dopo, a parte resoconti paralleli, come se Roma e Milano avessero visto partecipare e sfilare lo stesso numero di manifestanti, le cronache sui due avvenimenti sono state affiancate. Ma è davvero equidistanza, o, invece, è un’operazione di traino d’attenzione verso una manifestazione seguita da un paio di migliaia di persone? Liberissimi di non schierarsi, ma perché questo modo di informare?
Questa la prima modalità d’ informazione; ma poi, cosa c’è stato? Possibile che portare in piazza oltre centomila persone meritasse così poca attenzione? Il giorno dopo, TG1 delle 13.00, forse un errore di regia, o un drastico intervento dell’ultimo momento. La conduttrice sta per dare la linea alla collega che fa la diretta da Montecitorio per l’informazione politica. Nell’inquadratura larga a tutto schermo compare una foto dell’imponente manifestazione di Roma, un immenso caleidoscopio di colori e di persone. Da ascoltatore mi aspetto che venga ricordato quel che è successo meno di 24 ore prima. Neppure una parola. Evidentemente predisposta in una qualche scaletta, quella parte dell’informazione è stata annullata per quel collegamento. Io, generoso o ingenuo, ho pensato ad un possibile errore di impaginazione ed ho atteso tutta l’edizione. Nulla, neppure una parola. E non credo che ci sia stato un intervento diretto del neonominato ministro della Cultura per favorire la sua testata di provenienza, il TG2, contro la rete ammiraglia della Rai.
Se queste sono le premesse, cosa accadrà quando oltre che per la Pace si protesterà contro la calpestazione dei diritti civili, per una vera applicazione dell’articolo 1 della Costituzione, a totale difesa della legge 194, per l’umanizzazione delle scelte politiche sull’immigrazione, e chissà per quante altre ragioni? E’ anche per questo che sono completamente condivisibili le motivazioni che Beppe Giulietti ha posto in chiusura della sua magnifica cronaca della Manifestazione del 5 novembre sulla necessità di una forte coesione politica che non sia un assemblaggio di sigle ma vera, convinta adesione. Le alleanze vere si costruiscono su programmi e convincenti progetti comuni. Se ci si divide addirittura sulla Pace, meglio perdersi che trovarsi. Il percorso sarà lungo e difficile, ma se neppure si tenta di farlo, inutile chiedersi perché l’alleanza di destra continuerà a vincere.
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Redazione Scuola