Cagliari: povertà e degrado (di Roberto Loddo)

Sono tanti i luoghi di Cagliari in cui il dolore delle persone è visibile. A Piazza Yenne in questi giorni si può toccare questo dolore. Si può percepire l’odio di una città verso i poveri. L’inadeguatezza delle politiche di protezione sociale. Avvicinatevi e notatelo anche voi, o se ci passate ogni giorno, come me, fateci caso. Fateci caso alle persone che dormono nelle panchine della piazza la notte e quelle che abitano le panchine fredde di giorno. Le stesse persone che vengono nascoste dalle belle casette di legno del prossimo mercato natalizio. Mentre i bar montano gli addobbi e le luci e dall’altro lato della strada viene inaugurato un colorato Christmas Store. Fateci caso alle persone che bruciano la loro pensione nei gratta e vinci dei due tabacchini che circondano la piazza. Sto imparando a riconoscerle. Non escono mai con qualcuno. Forse puoi vederle in compagnia la domenica all’uscita della chiesetta di Sant’Efisio o della cattedrale di Sant’Anna. Ma sono sempre sole. Come sono sole le persone disabili e gli anziani di Stampace Alta, piccole note stonate di quartieri gentrificati dai Bed-and-Breakfast. Il Natale di Piazza Yenne ha un volto crudele perché riesce a contenere insieme povertà e ricchezza, benessere e sofferenza, opulenza e disagio sociale. Fiumi di persone che salgono e scendono da Largo Carlo Felice, Via Manno e Corso Vittorio Emanuele solo per comprare, mangiare e bere sotto lo sguardo fiero di Carlo Felice. Fiumi di persone ben vestite e profumate che nascondono i veri abitanti della piazza, quelli di cui ti accorgi solo quando piove, quando la piazza è bagnata, svuotata, senza il rumore dei turisti e degli avventori. O la sera quando arriva qualche volontario a consegnare coperte e buste con del cibo.

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