Emilio Lussu nel libro “Marcia su Roma e dintorni” racconta, con ironia e leggerezza, un episodio avvenuto a Monserrato domenica 10 settembre del 1922.
Le testimonianze orali conosciute a Monserrato e la ricostruzione che ne fece Emilio Lussu raccontano che un gruppo di fascisti, venuti da Cagliari e da Pirri per la inaugurazione della sezione dei nazionalisti, sfilò nelle vie di Monserrato provocando i giovani sardisti e le centinaia di cittadini monserratini che erano in piazza. Tra i due gruppi contrapposti si sviluppò un scontro violento e i fascisti e i nazionalisti furono sonoramente cacciati “a sonu ’e corru” dai giovani sardisti monserratini.
Scrive Emilio Lussu in “Marcia su Roma e dintorni” che i fascisti “Non paghi del successo in città, un’altra domenica (12 settembre 1922) fecero incursione a Monserrato, comune vicino. Inquadrati per tre traversarono le vie principali, cantando inni offensivi per gli avversari politici. Il contegno guerriero, i manganelli e gli inni irritavano la popolazione e ne nacque un tumulto. I fascisti furono accerchiati e malmenati. Per caso io arrivai in auto mentre dalla mischia si levavano urli e strepiti. Io stesso, facendo opera da paciere, riportai parecchie contusioni non tutte leggere. Finalmente, riuscii a liberare i fascisti. Questi si composero con saggezza, si fecero disarmare dai manganelli, indi, inquadrati raggiunsero la stazione. Preoccupato che potessero sorgere altri scontri, nelle stazioni intermedie, io viaggiai nello stesso treno”.
L’episodio è stato descritto anche da L’Unione Sarda di martedì 12 Settembre, nella cronaca di Cagliari. Il giornale era di proprietà dell’Avv. Sorcinelli, che era anche presidente della Associazione degli Industriali di Cagliari, e direttore era Francesco Caput, dirigente del fascio cagliaritano, e fascista si auto-dichiarava il giornale.
Ciò accadeva un mese prima della marcia su Roma, e poco prima che il Re affidasse a Mussolini l’incarico di formare il governo. E’ in questo clima, ed in obbedienza e coerenza alla linea editoriale del giornale, col titolo “perché siamo fascisti”, che L’Unione diede una versione dei fatti accaduti a Monserrato in termini diametralmente opposti al racconto che ne fece Lussu in una intervista che rilascerà poco dopo. La tesi de L’Unione è che nazionalisti e fascisti erano stati aggrediti dai giovani sardisti monserratini e, rasentando il ridicolo, scriveva che “i giovani sardisti facinorosi, cui va addebitata la responsabilità degli incidenti, erano prevalentemente cagliaritani e venuti dagli altri paesi”. L’Unione riconosce che “L’on. Lussu si è prodigato per pacificare gli animi” anche se, chiosa, “comunque l’ha fatto in ritardo”.
L’Unione scrive che quella “domenica mattina a Monserrato malauguratamente c’era stata una coincidenza di due avvenimenti: una conferenza dei sardisti e una conferenza dell’Associazione Nazionalista che doveva inaugurare la locale sezione di Monserrato”. La conferenza dei nazionalisti, scrive L’Unione: “si stava tenendo presso il Cinema Moderno ed a un certo punto è arrivata una colonna di sardisti che si rovesciò contro una delle porte del locale ove erano solo un paio di giovani nazionalisti. Le falangi sardiste si slanciarono contro i nazionalisti, che si erano mossi in difesa di un loro compagno ferito, malmenandoli e anche calpestandoli”.
Infine, in risposta ad una affermazione dell’On. Lussu, contenuta nell’articolo del quotidiano sardista Il Solco del giorno prima, segue una precisazione dell’Associazione Nazionalistica e L’Unione riporta i nomi dei feriti: Avv. Alberto Cocco Ortu, ferita lacero contusa alla regione frontale superiore; Frongia Michele, di Antonio, di anni 20 di Isili; Perria Enrico di Enrico; Cicotti Palmerio di Giuseppe; Marturano; Usai. Tutti medicati all’Ospedaletto di Monserrato dal Dottor Picciau di Monserrato e giudicati guaribili in 10 giorni”. Curiosamente nessuno di questi fascisti o nazionalisti feriti è di Monserrato e ciò smentisce e capovolge la tesi del giornale che aveva affermato che erano i giovani sardisti quelli “venuti da Cagliari e da altri paesi”.
Il 14 Settembre il giornale tornò sull’argomento con una lettera di Antonio Nurchis, industriale e presidente del Partito fascista cagliaritano, dal titolo “L’onorevole non perda le staffe”, con chiaro riferimento a Lussu e alla sua intervista al “Solco”. In sintesi Nurchis invita “l’On. Lussu a rinnovare l’esempio di Monserrato perché ciò sarà tanto di guadagnato per i fascisti che rafforzeranno le loro file”. Insomma Nurchis riconosce che i fascisti le avevano prese!
Il 15 Settembre, nell’articolo di fondo de L’Unione, Francesco Caput continua ad attaccare Lussu “per i fatti di Monserrato” che, a suo dire, “non avrebbero meritato tanti commenti”.
Gli incidenti di Monserrato, oltre ad essere raccontati nel libro “Marcia su Roma e dintorni”, che però sarà pubblicato all’estero dieci anni dopo, sono commentati subito dallo stesso Lussu nell’intervista a “Il Solco”, del 13 Settembre del 1922.
Lussu intendeva fornire una versione che smentisse la ricostruzione fatta da L’Unione Sarda e, nel contempo, lanciare un messaggio di pacificazione attribuendosi il ruolo di chi ha fatto da paciere. Invece il direttore de L’Unione Sarda continuava ad indicarlo come “chi ha fomentato gli animi”. L’intervista al Solco, fu ripresa anche dal Messaggero di Roma, tramite un suo corrispondente che vi aveva assistito, e così i fatti accaduti a Monserrato divennero un caso nazionale.
Lussu racconta che si era recato a Monserrato invitato dai giovani del Circolo giovanile sardista che avevano programmato una conferenza. Precisa che il presidente del circolo giovanile, di cui non fa il nome ma che era Giuseppe Zuddas, venne a prenderlo a casa e insieme si recarono alla stazione per venire a Monserrato. Lussu era accompagnato anche dall’allora giovanissimo Titino Melis che gli faceva da “segretario volontario” e ricorda che quando arrivò a Monserrato: “ci recammo alla sezione dei combattenti e provvedemmo ad avvertire il sindaco e gli amici della nostra presenza”. Precisa che i giovani sardisti erano tranquilli e sereni e che fu solo quando i fascisti iniziarono a cantare i loro inni offensivi e provocatori contro la bandiera dei quattro mori che ebbero inizio i tafferugli e lo scontro tra i due gruppi.
Tentando di sminuire la portata degli “incidenti”, probabilmente a fini politici nazionali dato che la notizia degli scontri era arrivata dappertutto, Lussu spiega che lui fece da paciere con i suoi, cosa peraltro riconosciuta anche nell’articolo de L’Unione sarda, per evitare un vero e proprio linciaggio che si stava profilando da parte dei giovani monserratini nei confronti dei fascisti venuti da fuori. Lussu fa anche presente che in questa opera di “contenimento” fu “coadiuvato dall’Avvocato Cocco Petrone, che mi fu costantemente vicino, dal Sindaco Francesco Nonnoi (sardista) che pur sofferente subito accorse e dal vice sindaco Francesco Sarigu (sardista)”.
I nazionalisti e i fascisti erano riuniti dentro il cinema Moderno di Via Cugia e Lussu ribadisce che poi i fascisti “hanno sfilato in brillante tenuta di combattimento, davanti al numeroso gruppo del nostro partito, cantando il loro inno col ritornello offensivo “ai quattro mori” e quanto la provocazione fosse esageratamente intempestiva, in un paese ove la maggioranza della popolazione è del nostro Partito e la stessa Amministrazione comunale è nostra”.
Sintesi tratta da “Antifascisti, Partigiani, Deportati. Appunti di storie monserratine” di Marco Sini.
Nell’immagine: Libertadi paulesa, di Gianni Argiolas. 1990. Quanto accadde a Monserrato domenica 10 settembre 1922 è rappresentato da Gianni Argiolas nel dipinto Libertadi paulesa che l’artista regalò alla sezione del PCI di Monserrato in Via 31 Marzo 1943. I fatti che hanno ispirato il dipinto e le persone che vi furono protagoniste era stato raccontato a Gianni Argiolas da Ambrogio Lai, un anziano monserratino che vi aveva preso parte quando aveva solo13 anni. Nel quadro, in alto ben in evidenza sono raffigurati Emilio Lussu e Giuseppe Zuddas, che avevano partecipato all’evento, lo stesso Ambrogio Lai, di cui si intravede solo la parte superiore del viso, in particolare gli occhi che osservano la scena, e con licenza artistica perché non era presente: Antonio Gramsci. Al centro si erge imponente la figura di Marcello Badas, mentre tiene fermi due fascisti e li percuote (Ambrogio Lai racconta a Gianni Argiolas che “tziu Mrazellu pariada Ursus”). Ai lati sono raffigurati Emanuele Spiga, Peppino Mascia e Lorenzo Putzu, antifascisti militanti. L’artista ha inserito anche due persone, Giovanna Onnis e Antonino Tinti, che non potevano essere presenti nel 1922 perché erano ragazzina e bambino di pochi anni, come omaggio a una donna, Giovanna, che dai primi anni ’40 era una militante del PCI clandestino, poi sarà una animatrice dell’UDI a Monserrato e a Antonino Tinti, arrestato dall’OVRA all’età di 19 anni il 1 ottobre 1938 con Mario Corona e altri 11 giovani monserratini e condannato dal Tribunale Speciale fascista a 5 anni di carcere
Cento anni fa a Monserrato un episodio di antifascismo sardista con Emilio Lussu (di Marco Sini da manifesto.org)
Emilio Lussu nel libro “Marcia su Roma e dintorni” racconta, con ironia e leggerezza, un episodio avvenuto a Monserrato domenica 10 settembre del 1922.
Le testimonianze orali conosciute a Monserrato e la ricostruzione che ne fece Emilio Lussu raccontano che un gruppo di fascisti, venuti da Cagliari e da Pirri per la inaugurazione della sezione dei nazionalisti, sfilò nelle vie di Monserrato provocando i giovani sardisti e le centinaia di cittadini monserratini che erano in piazza. Tra i due gruppi contrapposti si sviluppò un scontro violento e i fascisti e i nazionalisti furono sonoramente cacciati “a sonu ’e corru” dai giovani sardisti monserratini.
Scrive Emilio Lussu in “Marcia su Roma e dintorni” che i fascisti “Non paghi del successo in città, un’altra domenica (12 settembre 1922) fecero incursione a Monserrato, comune vicino. Inquadrati per tre traversarono le vie principali, cantando inni offensivi per gli avversari politici. Il contegno guerriero, i manganelli e gli inni irritavano la popolazione e ne nacque un tumulto. I fascisti furono accerchiati e malmenati. Per caso io arrivai in auto mentre dalla mischia si levavano urli e strepiti. Io stesso, facendo opera da paciere, riportai parecchie contusioni non tutte leggere. Finalmente, riuscii a liberare i fascisti. Questi si composero con saggezza, si fecero disarmare dai manganelli, indi, inquadrati raggiunsero la stazione. Preoccupato che potessero sorgere altri scontri, nelle stazioni intermedie, io viaggiai nello stesso treno”.
L’episodio è stato descritto anche da L’Unione Sarda di martedì 12 Settembre, nella cronaca di Cagliari. Il giornale era di proprietà dell’Avv. Sorcinelli, che era anche presidente della Associazione degli Industriali di Cagliari, e direttore era Francesco Caput, dirigente del fascio cagliaritano, e fascista si auto-dichiarava il giornale.
Ciò accadeva un mese prima della marcia su Roma, e poco prima che il Re affidasse a Mussolini l’incarico di formare il governo. E’ in questo clima, ed in obbedienza e coerenza alla linea editoriale del giornale, col titolo “perché siamo fascisti”, che L’Unione diede una versione dei fatti accaduti a Monserrato in termini diametralmente opposti al racconto che ne fece Lussu in una intervista che rilascerà poco dopo. La tesi de L’Unione è che nazionalisti e fascisti erano stati aggrediti dai giovani sardisti monserratini e, rasentando il ridicolo, scriveva che “i giovani sardisti facinorosi, cui va addebitata la responsabilità degli incidenti, erano prevalentemente cagliaritani e venuti dagli altri paesi”. L’Unione riconosce che “L’on. Lussu si è prodigato per pacificare gli animi” anche se, chiosa, “comunque l’ha fatto in ritardo”.
L’Unione scrive che quella “domenica mattina a Monserrato malauguratamente c’era stata una coincidenza di due avvenimenti: una conferenza dei sardisti e una conferenza dell’Associazione Nazionalista che doveva inaugurare la locale sezione di Monserrato”. La conferenza dei nazionalisti, scrive L’Unione: “si stava tenendo presso il Cinema Moderno ed a un certo punto è arrivata una colonna di sardisti che si rovesciò contro una delle porte del locale ove erano solo un paio di giovani nazionalisti. Le falangi sardiste si slanciarono contro i nazionalisti, che si erano mossi in difesa di un loro compagno ferito, malmenandoli e anche calpestandoli”.
Infine, in risposta ad una affermazione dell’On. Lussu, contenuta nell’articolo del quotidiano sardista Il Solco del giorno prima, segue una precisazione dell’Associazione Nazionalistica e L’Unione riporta i nomi dei feriti: Avv. Alberto Cocco Ortu, ferita lacero contusa alla regione frontale superiore; Frongia Michele, di Antonio, di anni 20 di Isili; Perria Enrico di Enrico; Cicotti Palmerio di Giuseppe; Marturano; Usai. Tutti medicati all’Ospedaletto di Monserrato dal Dottor Picciau di Monserrato e giudicati guaribili in 10 giorni”. Curiosamente nessuno di questi fascisti o nazionalisti feriti è di Monserrato e ciò smentisce e capovolge la tesi del giornale che aveva affermato che erano i giovani sardisti quelli “venuti da Cagliari e da altri paesi”.
Il 14 Settembre il giornale tornò sull’argomento con una lettera di Antonio Nurchis, industriale e presidente del Partito fascista cagliaritano, dal titolo “L’onorevole non perda le staffe”, con chiaro riferimento a Lussu e alla sua intervista al “Solco”. In sintesi Nurchis invita “l’On. Lussu a rinnovare l’esempio di Monserrato perché ciò sarà tanto di guadagnato per i fascisti che rafforzeranno le loro file”. Insomma Nurchis riconosce che i fascisti le avevano prese!
Il 15 Settembre, nell’articolo di fondo de L’Unione, Francesco Caput continua ad attaccare Lussu “per i fatti di Monserrato” che, a suo dire, “non avrebbero meritato tanti commenti”.
Gli incidenti di Monserrato, oltre ad essere raccontati nel libro “Marcia su Roma e dintorni”, che però sarà pubblicato all’estero dieci anni dopo, sono commentati subito dallo stesso Lussu nell’intervista a “Il Solco”, del 13 Settembre del 1922.
Lussu intendeva fornire una versione che smentisse la ricostruzione fatta da L’Unione Sarda e, nel contempo, lanciare un messaggio di pacificazione attribuendosi il ruolo di chi ha fatto da paciere. Invece il direttore de L’Unione Sarda continuava ad indicarlo come “chi ha fomentato gli animi”. L’intervista al Solco, fu ripresa anche dal Messaggero di Roma, tramite un suo corrispondente che vi aveva assistito, e così i fatti accaduti a Monserrato divennero un caso nazionale.
Lussu racconta che si era recato a Monserrato invitato dai giovani del Circolo giovanile sardista che avevano programmato una conferenza. Precisa che il presidente del circolo giovanile, di cui non fa il nome ma che era Giuseppe Zuddas, venne a prenderlo a casa e insieme si recarono alla stazione per venire a Monserrato. Lussu era accompagnato anche dall’allora giovanissimo Titino Melis che gli faceva da “segretario volontario” e ricorda che quando arrivò a Monserrato: “ci recammo alla sezione dei combattenti e provvedemmo ad avvertire il sindaco e gli amici della nostra presenza”. Precisa che i giovani sardisti erano tranquilli e sereni e che fu solo quando i fascisti iniziarono a cantare i loro inni offensivi e provocatori contro la bandiera dei quattro mori che ebbero inizio i tafferugli e lo scontro tra i due gruppi.
Tentando di sminuire la portata degli “incidenti”, probabilmente a fini politici nazionali dato che la notizia degli scontri era arrivata dappertutto, Lussu spiega che lui fece da paciere con i suoi, cosa peraltro riconosciuta anche nell’articolo de L’Unione sarda, per evitare un vero e proprio linciaggio che si stava profilando da parte dei giovani monserratini nei confronti dei fascisti venuti da fuori. Lussu fa anche presente che in questa opera di “contenimento” fu “coadiuvato dall’Avvocato Cocco Petrone, che mi fu costantemente vicino, dal Sindaco Francesco Nonnoi (sardista) che pur sofferente subito accorse e dal vice sindaco Francesco Sarigu (sardista)”.
I nazionalisti e i fascisti erano riuniti dentro il cinema Moderno di Via Cugia e Lussu ribadisce che poi i fascisti “hanno sfilato in brillante tenuta di combattimento, davanti al numeroso gruppo del nostro partito, cantando il loro inno col ritornello offensivo “ai quattro mori” e quanto la provocazione fosse esageratamente intempestiva, in un paese ove la maggioranza della popolazione è del nostro Partito e la stessa Amministrazione comunale è nostra”.
Sintesi tratta da “Antifascisti, Partigiani, Deportati. Appunti di storie monserratine” di Marco Sini.
Nell’immagine: Libertadi paulesa, di Gianni Argiolas. 1990. Quanto accadde a Monserrato domenica 10 settembre 1922 è rappresentato da Gianni Argiolas nel dipinto Libertadi paulesa che l’artista regalò alla sezione del PCI di Monserrato in Via 31 Marzo 1943. I fatti che hanno ispirato il dipinto e le persone che vi furono protagoniste era stato raccontato a Gianni Argiolas da Ambrogio Lai, un anziano monserratino che vi aveva preso parte quando aveva solo13 anni. Nel quadro, in alto ben in evidenza sono raffigurati Emilio Lussu e Giuseppe Zuddas, che avevano partecipato all’evento, lo stesso Ambrogio Lai, di cui si intravede solo la parte superiore del viso, in particolare gli occhi che osservano la scena, e con licenza artistica perché non era presente: Antonio Gramsci. Al centro si erge imponente la figura di Marcello Badas, mentre tiene fermi due fascisti e li percuote (Ambrogio Lai racconta a Gianni Argiolas che “tziu Mrazellu pariada Ursus”). Ai lati sono raffigurati Emanuele Spiga, Peppino Mascia e Lorenzo Putzu, antifascisti militanti. L’artista ha inserito anche due persone, Giovanna Onnis e Antonino Tinti, che non potevano essere presenti nel 1922 perché erano ragazzina e bambino di pochi anni, come omaggio a una donna, Giovanna, che dai primi anni ’40 era una militante del PCI clandestino, poi sarà una animatrice dell’UDI a Monserrato e a Antonino Tinti, arrestato dall’OVRA all’età di 19 anni il 1 ottobre 1938 con Mario Corona e altri 11 giovani monserratini e condannato dal Tribunale Speciale fascista a 5 anni di carcere
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Redazione Scuola