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Centrosinistra, in Sardegna avanzano gli invotabili (con un saluto a Calenda) (di Vito Biolchini da https://www.vitobiolchini.it)
Pochi elettori al voto anche nelle campagne di Martis: il 25 settembre andrà meglio?
Il problema di Carlo Calenda è che i suoi torti superano di gran lunga le sue ragioni, che sono essenzialmente quelle di avere messo in luce l’incongruenza del veto del Pd ai Cinquestelle e il contestuale sì a Sinistra italiana. “Se la bussola è la fedeltà al governo Draghi, perché allontanare Conte e abbracciare Fratoianni?”. Appunto. Mistero di una campagna elettorale scombinata, in cui l’unica strategia di Enrico Letta sembra essere quella di fare del Pd il primo partito, per ottenere l’incarico da Mattarella e da lì provare a ricompattare un fronte variegato intorno a Draghi, escludendo Fratelli d’Italia e parte della Lega.
Perché non c’è agenda Draghi senza Draghi, e il Pd al momento sembra essere costretto a puntare su di lui dopo le elezioni nel caso in cui riuscisse a prevalere anche solo di un voto sul partito della Meloni.
Il torto di Calenda (per chiudere il ragionamento) è stato quello di non aver tenuto conto dei rapporti di forza, e cioè pretendere di dettare la linea a un partito che fra due mesi prenderà almeno il quadruplo dei voti che raccoglierà lui. Calenda dice che ora senza il supporto di Azione il centrosinistra perderà? Probabilmente avrebbe perso anche con lui, ma almeno adesso i suoi elettori non dovranno votare per uno schieramento “arricchito” da Gelmini e Carfagna.
Sia chiaro, sempre di un voto col naso tappato rischiamo di parlare, tanto più se vediamo quello che sta avvenendo in Sardegna dove avanza la truppa degli invotabili che si accalcano nelle liste del proporzionale che neanche i passeggeri del Titanic con le scialuppe di salvataggio.
Ma d’altronde, cosa chiedere al Pd sardo? Un partito fantasma che è solo una sommatoria di correnti e di interessi personali. Perché stupirsi se i suoi capibastone ora cercano solo di salvare se stessi? L’autocandidatura di Renato Soru è l’emblema assoluto di questa voglia sfrenata di poltrone fuori tempo massimo, senza alcuna capacità di puntare su donne e giovani (a meno che non facciano parte del proprio clan), senza alcuno sguardo prospettico, senza alcuna generosità. “Comandano ancora Antonello e Paolo”, ci spiegano. Appunto: ma de ita seus chistionendi?
Così c’è il rischio che il 25 settembre non basti una mano sola a tapparsi il naso, ma che ne servano addirittura due. Lasciando la matita poggiata sul tavolo del seggio. Intoccata e intoccabile.
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Redazione Scuola