Un solo precedente: il 25 aprile 1960, il governo Tambroni, monocolore democristiano con il sostegno esterno del MSI di Giorgio Almirante. Ma la grande differenza è proprio in quel ‘sostegno esterno’. Oggi quella stessa fiamma tricolore alla base della bandiera di Fratelli d’Italia è alla guida del Paese con il sostegno di cosiddette forze centriste e liberali. In realtà un governo di estrema destra che rifiuta l’antifascismo, su cui è stata costruita la Costituzione della quale si celebra il 75esimo anniversario. Basterebbe questo a spiegare perché quest’anno la Festa della Liberazione assume un valore particolare e perché dovrà essere molto sentita e partecipata. I segnali ci sono. Sono già almeno 25 le associazioni che hanno sottoscritto l’appello dell’Associazione Partigiani.
E si deve levare una voce forte, unitaria, di tutti i democratici contro una congrega di nostalgici che, anche se non fa specifico riferimento al fascismo, a quella sciagurata stagione rinvia indirettamente. Dal tentativo di svilire la lotta partigiana – La Russa –, al buffetto da insegnante con la matita rosso blu impartitogli dalla premier (‘sgrammaticature istituzionali’) per nascondere il rifiuto di condannare una palese offesa all’attentato di via Rasella del marzo ‘43. Dalla ridicola lotta di Fabio Rampelli conto i ‘forestierismi’, all’affermazione, contenuta in una sua pubblicazione, del ministro della giustizia sulla Costituzione ormai vecchia, nata da un compromesso tra cattolici e comunisti.
Il tentativo è dunque quello di attaccare la Costituzione, come se dipendessero dalla sua rigidità le lentezze, i ritardi, i tanti problemi del Paese. Con l’idea, più volte riaffermata, che il Presidenzialismo e forti limiti alla funzione del Parlamento (già duramente sminuita dalla riduzione del numero dei componenti e dalla orribile legge elettorale) sarebbe una sorta di panacea.
Basterebbe ribattere che fu proprio grazie al nuovo spirito di fratellanza e solidarietà nato nel Paese e alle regole dettate dagli articoli della Carta Costituzionale se l’Italia riuscì a risollevarsi dalle macerie prodotte dalla seconda guerra mondiale voluta dal nazifascismo. Invece che attaccare la Costituzione bisognerebbe battersi con maggiore determinazione per la sua piena applicazione.
Questo, credo, si dovrà fare a partire dal 26 aprile. Diffonderla, farla conoscere e studiare, a partire dalle scuole, come se ogni giorno fosse il 25 aprile. Ci siamo adagiati nella convinzione che la democrazia repubblicana ed antifascista fosse definitivamente acquisita. Dai raduni dichiaratamente fascisti, al rifiorire di simboli nazifascisti, all’impunità, nonostante la legge vigente contro l’apologia, di chi inneggia a quella ideologia fomentatrice di odio, questi mesi stanno dimostrando che non è così. Che la democrazia va tutelata ed alimentata ogni giorno, in tutti i settori.
Noi dell’associazione Articolo 21, uno degli articoli fondamentali della Carta, scritto nel rifiuto del pensiero unico fascista, cogliamo molti segnali di questo tentativo volto a costruire un nuovo autoritarismo: dai limiti alle pubblicazioni delle intercettazioni alle querele temerarie che intimidiscono soprattutto i tanti giornalisti non tutelati, ai tanti tentativi di imbavagliare la libera informazione, uno dei baluardi della democrazia.
Per questo siamo in campo il 25 aprile al fianco di tutti i democratici che credono della Costituzione e continueranno a lottare sempre contro il fascismo. Per questo saremo in campo, con l’ANPI e tutte le altre associazioni perché si costruiscano iniziative, progetti, programmi per far conoscere ed applicare quello straordinario strumento di democrazia e libertà che è la Carta Costituzionale su cui è sorta la Repubblica.
Che il 25 aprile segni un nuovo inizio (di Ottavio Olita portavoce per la Sardegna di Articolo 21)
Un solo precedente: il 25 aprile 1960, il governo Tambroni, monocolore democristiano con il sostegno esterno del MSI di Giorgio Almirante. Ma la grande differenza è proprio in quel ‘sostegno esterno’. Oggi quella stessa fiamma tricolore alla base della bandiera di Fratelli d’Italia è alla guida del Paese con il sostegno di cosiddette forze centriste e liberali. In realtà un governo di estrema destra che rifiuta l’antifascismo, su cui è stata costruita la Costituzione della quale si celebra il 75esimo anniversario. Basterebbe questo a spiegare perché quest’anno la Festa della Liberazione assume un valore particolare e perché dovrà essere molto sentita e partecipata. I segnali ci sono. Sono già almeno 25 le associazioni che hanno sottoscritto l’appello dell’Associazione Partigiani.
E si deve levare una voce forte, unitaria, di tutti i democratici contro una congrega di nostalgici che, anche se non fa specifico riferimento al fascismo, a quella sciagurata stagione rinvia indirettamente. Dal tentativo di svilire la lotta partigiana – La Russa –, al buffetto da insegnante con la matita rosso blu impartitogli dalla premier (‘sgrammaticature istituzionali’) per nascondere il rifiuto di condannare una palese offesa all’attentato di via Rasella del marzo ‘43. Dalla ridicola lotta di Fabio Rampelli conto i ‘forestierismi’, all’affermazione, contenuta in una sua pubblicazione, del ministro della giustizia sulla Costituzione ormai vecchia, nata da un compromesso tra cattolici e comunisti.
Il tentativo è dunque quello di attaccare la Costituzione, come se dipendessero dalla sua rigidità le lentezze, i ritardi, i tanti problemi del Paese. Con l’idea, più volte riaffermata, che il Presidenzialismo e forti limiti alla funzione del Parlamento (già duramente sminuita dalla riduzione del numero dei componenti e dalla orribile legge elettorale) sarebbe una sorta di panacea.
Basterebbe ribattere che fu proprio grazie al nuovo spirito di fratellanza e solidarietà nato nel Paese e alle regole dettate dagli articoli della Carta Costituzionale se l’Italia riuscì a risollevarsi dalle macerie prodotte dalla seconda guerra mondiale voluta dal nazifascismo. Invece che attaccare la Costituzione bisognerebbe battersi con maggiore determinazione per la sua piena applicazione.
Questo, credo, si dovrà fare a partire dal 26 aprile. Diffonderla, farla conoscere e studiare, a partire dalle scuole, come se ogni giorno fosse il 25 aprile. Ci siamo adagiati nella convinzione che la democrazia repubblicana ed antifascista fosse definitivamente acquisita. Dai raduni dichiaratamente fascisti, al rifiorire di simboli nazifascisti, all’impunità, nonostante la legge vigente contro l’apologia, di chi inneggia a quella ideologia fomentatrice di odio, questi mesi stanno dimostrando che non è così. Che la democrazia va tutelata ed alimentata ogni giorno, in tutti i settori.
Noi dell’associazione Articolo 21, uno degli articoli fondamentali della Carta, scritto nel rifiuto del pensiero unico fascista, cogliamo molti segnali di questo tentativo volto a costruire un nuovo autoritarismo: dai limiti alle pubblicazioni delle intercettazioni alle querele temerarie che intimidiscono soprattutto i tanti giornalisti non tutelati, ai tanti tentativi di imbavagliare la libera informazione, uno dei baluardi della democrazia.
Per questo siamo in campo il 25 aprile al fianco di tutti i democratici che credono della Costituzione e continueranno a lottare sempre contro il fascismo. Per questo saremo in campo, con l’ANPI e tutte le altre associazioni perché si costruiscano iniziative, progetti, programmi per far conoscere ed applicare quello straordinario strumento di democrazia e libertà che è la Carta Costituzionale su cui è sorta la Repubblica.
Puoi condividere con i tuoi gruppi, i tuoi amici, .....
Redazione Scuola