C’era una volta un … tavolo del centrosinistra allargato, quello strano tavolo già strombazzato e propagandato da quel sodalizio forte sulla carta e decisamente instabile nei fatti. Nei primi giorni, nel periodo degli annunci ai quattro punti cardinali della politica isolana veniva descritto come “naturalmente” vincente, a causa dei riconosciuti guasti e veri e propri scempi causati dalla Giunta di centrodestra guidata da Solinas.
Il tavolo era annunciato come costituito da ben 23 sigle, o se preferite gambe, quasi un millepiedi, ma attenzione quello è un numero “primo” e come tutti i mattoncini della teoria dei numeri avrebbe dovuto mettere sull’avviso.
Sappiamo come è andata.
Subito sono state perse alcune componenti per strada, ben quattro che hanno dato origine al polo di “sinistra”.
Da 23 si è passati a 19 componenti perché si sono sfilati quei gruppi sofferenti di orticaria politica sensoriale al solo sentir parlare di una possibile guida targata M5S, subito identificata nella persona di Alessandra Todde, e fortemente voluta da larga parte del PD isolano.
Ma anche il numero 19 è un numero primo che, purtroppo, ha due numeri pari in mezzo rispetto al 23, per cui non vale la considerazione fatta nel noto romanzo di Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi, sui “numeri primi gemelli”.
No, trattandosi di numeri primi “normali” possiamo parlare di differenza genetica tra i nostri eroi che ci permette di dire che c’è sempre stato un impedimento insuperabile per far funzionare quel tavolo truccato a partire dalla prima convocazione del 7 luglio.
Il 7 luglio c’era Paolo Maninchedda a presiedere quel tavolo e deve aver sentito immediatamente puzza di bruciato se in quel ruolo è stato sostituito fin dall’incontro successivo con il segretario regionale del PD, Piero Comandini.
Infatti, dopo qualche mese sotto il sole dell’estate il numero delle gambe si è ridotto a 18, un’altra qualificata associazione è andata via, un numero pari “normale” che notoriamente ha diversi divisori, tra questi il numero sei, al punto che si è scoperto che il tavolo era veramente truccato, solo un classico tavolino a tre gambe, già, proprio come quello delle sedute spiritiche.
E nel tavolino a tre gambe delle sedute spiritiche c’è sempre il mago che sposta il tavolo per poter parlare con il morto. Nel nostro caso non c’è alcuna difficoltà ad individuare il mago (i maghi) truffaldino e nemmeno il morto, purtroppo.
Il segretario regionale del PD ha coordinato il tavolo e non ha mai presentato un candidato di partito. Ci si chiede il perché e la risposta è solo una: non voleva disturbare i manovratori d’oltremare.
Oggi abbiamo tre liste frutto di tre mini schieramenti originati dallo schieramento originale del cosiddetto centrosinistra largo: un disastro!
Si voterà tra tre mesi e nello schieramento alternativo alla destra ci sono già tre candidati presidenti, Todde, Soru e X, un’incognita questa di cui non si conosce ancora il nome, ma non cambia la sostanza del discorso.
Al di là delle candidature a Presidente che sarebbe perfino troppo facile mettere in discussione, qui mi interessa solo fare qualche considerazione sul metodo usato dal cosiddetto campo largo, che tanto largo oggi non è.
Tutti sanno che il M5S regionale aveva una proposta diversa da quella imposta da Roma, con il patto Conte – Schlein di stampo neocoloniale (anche qui, si, proprio di stampo coloniale).
E’ possibile che non si capisca che si tratta di un’imposizione frutto di equilibri nazionali decisi a
Roma in spregio dell’intelligenza e delle capacità politiche dei sardi?
In questo metodo io ravviso disprezzo e supponenza che relegano al rango di volontari del sangue (leggasi portatori di voti) le numerose associazioni che hanno partecipato in questi mesi ad un tavolo “decidente” su decisioni prese altrove.
Si dirà, ma ora c’è la Todde per cui a cosa serve cercare ancora qualche altra possibilità?
Non sono d’accordo, se si vuole vincere bisogna darsi un’altra possibilità, altrimenti diventerà difficile anche semplicemente comporre le liste perché già ora si vede un fuggi fuggi generale.
Una cosa è partecipare alle elezioni con ragionevoli possibilità di successo, ancorché dovute ai demeriti di chi adesso è alla guida della Regione, altro è partecipare con una compagine perdente, senza alcuna possibilità di vittoria, peggio di un’armata Brancaleone, litigiosa e che non sa più dove andare.
E qui valgono ancora due considerazioni. La prima, chi organizza la campagna elettorale per il campo largo ora ridotto a poco più di un campetto da oratorio?
Certamente non il M5S che non ha alcuna struttura sul territorio. Ci penseranno le associazioni?
Ma anche queste hanno strumenti limitatissimi e sono privi di una specifica organizzazione.
Rimane l’unico partito ancora organizzato (si fa per dire), il PD.
Quindi lo stratega Comandini dovrà pensare alla campagna elettorale con l’obiettivo di arrivare almeno secondi, ma più che distanziati dal centrodestra.
E Soru?
Lui si candida a Presidente, non a fare il consigliere regionale per guidare a posteriori l’opposizione. Ma se penso alla sua esperienza nel parlamento europeo, dove si è qualificato come il più grande assenteista di tutti i tempi, è molto improbabile che frequenterà Via Roma arrivando secondo, avendo già assaporato a lungo Via Trento 69!
Sappiamo che se arrivasse terzo il problema non si porrebbe, ma ad oggi bisogna riconoscere che ha molte fiches da giocare!
La stessa considerazione vale per Alessandra Todde, sperando che giunga almeno a Betlemme ornata di trofei, anche se non si potrà riposare perché non ci si arriva giusto alle sei, cioè che arrivi almeno seconda nella prossima competizione elettorale. Guiderà l’opposizione per i prossimi cinque anni?
Permettetemi di dubitarne: l’esito più probabile, in quanto meno faticoso, più riposante e più remunerativo, è continuare a fare la deputata nel parlamento italiano.
E’ possibile che ai due strateghi nazionali Conte-Schlein non sia neanche passato per l’anticamera del cervello che un patto di quel tipo non doveva essere imposto alla Sardegna, proprio per le sue specificità e la specialità statutaria?
Potevano tranquillamente fare una sperimentazione di “fusione potenziale per incorporazione” in una regione a statuto ordinario, ma non qui da noi, proprio per la nostra storia e cultura politica. E ancora, per la candidatura della Todde, non sarebbe stato meglio presentarla a iniziative pubbliche sui temi rilevanti per la Sardegna come lo statuto, l’energia, le servitù militari, il governo del territorio, i trasporti e così via, almeno a partire dal 2022, cioè a partire da due anni prima della scadenza elettorale?
In tal caso la sua persona sarebbe stata naturalmente accettata come candidata frutto del lavoro del tavolo plurigamba, ma così non è stato.
E’ chiaro che in presenza di più candidati l’unico strumento democratico che permette di fare la scelta giusta sono le primarie e non gli accordi nel chiuso delle segrete stanze, siano esse romane o cagliaritane.
Non si pretende che si diventi aquile per vedere così lontano politicamente parlando, ma almeno si poteva usare un po’ di buon senso e comportarsi di conseguenza, per evitare di finire come i capponi di Renzo!
In tutto questo la destra ci gongola.
Io credo che i due duellanti debbano mettere da parte le prove muscolari e usare bene il cervello, affidandosi al buon senso e al cuore.
Questa spaccatura che regalerebbe di nuovo la Sardegna a questa destra non è tollerabile.
Per questo suggerisco che questo incontro pubblico ci sia e che si proceda almeno con un ‘ravvedimento operoso’, se i due contendenti non intendono passare come gli emulatori dei duellanti di Joseph Conrad, celebrati al cinema dal regista Ridley Scott.
Ad entrambi i duellanti chiedo di ricomporre questa frattura.
Siate generosi, intanto verso voi stessi, ma soprattutto verso il popolo sardo a cui vi richiamate e a cui vi appellerete nel corso della campagna elettorale.
Tra l’altro, Soru è un uomo d’azienda e sa bene che una sua lista non contrapposta alla Todde gli permetterebbe comunque di diventare se non l’azionista di maggioranza, almeno uno degli azionisti di riferimento della più che probabile giunta di centrosinistra.
E questo conta sicuramente.
Siccome non credo alla possibilità che “tra i due litiganti il terzo goda”, anche perché quel terzo evocato oggi su www.vitobiolchini.it non risulta che abbia l’intenzione di fare la parte del terzo candidato presidente, almeno dagli atti e dichiarazioni pubbliche note, l’unico risultato del duello continuo sarebbe un risultato elettorale da secondo e terzo posto.
Comunque si tratterebbe di un disastro e la destra continuerebbe a spadroneggiare senza pagare alcun dazio.
Ragionate allora deponendo le armi e arrivate a quello che in altri ambiti viene chiamato “ravvedimento operoso”: non ci sono tasse da pagare, solo voti e impegno politico e civile da suscitare con passione tra la popolazione sarda.
E fateci vedere e sentire anche alcuni punti del programma. Se è vero che Zygmunt Bauman ci ha insegnato che è difficile vivere nella società liquida attuale, ne dobbiamo dedurre che anche l’elettorato è molto liquido. E al riguardo, non avendo avuto sentore del programma come se questo non contasse, non posso che chiedermi dove possa andare l’elettorato di centrosinistra (quello di destra mi interessa molto meno), quando si vive nel pensiero politico aeriforme, cioè invisibile e non percepibile.
Senza una ricomposizione che ritengo ancora possibile, ci sarà una responsabilità diretta vostra della prossima sconfitta elettorale, con un altro buon cinque per cento di Non voto in più, soprattutto tra gli elettori del centrosinistra largo, perché non se ne può più di questo spettacolino squalificante che ci potevamo e dovevamo evitare.
In tal caso, questa destra non farà alcuna fatica a vincere, senza dover scomodare qualche candidatura di livello più alto dell’attuale, ma vincerà a mani basse anche con questo impresentabile e pessimo Solinas.
Elezioni in Sardegna, il campo largo e i duellanti. Una storiellina tutta sarda e non solo (di Fernando Codonesu)
C’era una volta un … tavolo del centrosinistra allargato, quello strano tavolo già strombazzato e propagandato da quel sodalizio forte sulla carta e decisamente instabile nei fatti. Nei primi giorni, nel periodo degli annunci ai quattro punti cardinali della politica isolana veniva descritto come “naturalmente” vincente, a causa dei riconosciuti guasti e veri e propri scempi causati dalla Giunta di centrodestra guidata da Solinas.
Il tavolo era annunciato come costituito da ben 23 sigle, o se preferite gambe, quasi un millepiedi, ma attenzione quello è un numero “primo” e come tutti i mattoncini della teoria dei numeri avrebbe dovuto mettere sull’avviso.
Sappiamo come è andata.
Subito sono state perse alcune componenti per strada, ben quattro che hanno dato origine al polo di “sinistra”.
Da 23 si è passati a 19 componenti perché si sono sfilati quei gruppi sofferenti di orticaria politica sensoriale al solo sentir parlare di una possibile guida targata M5S, subito identificata nella persona di Alessandra Todde, e fortemente voluta da larga parte del PD isolano.
Ma anche il numero 19 è un numero primo che, purtroppo, ha due numeri pari in mezzo rispetto al 23, per cui non vale la considerazione fatta nel noto romanzo di Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi, sui “numeri primi gemelli”.
No, trattandosi di numeri primi “normali” possiamo parlare di differenza genetica tra i nostri eroi che ci permette di dire che c’è sempre stato un impedimento insuperabile per far funzionare quel tavolo truccato a partire dalla prima convocazione del 7 luglio.
Il 7 luglio c’era Paolo Maninchedda a presiedere quel tavolo e deve aver sentito immediatamente puzza di bruciato se in quel ruolo è stato sostituito fin dall’incontro successivo con il segretario regionale del PD, Piero Comandini.
Infatti, dopo qualche mese sotto il sole dell’estate il numero delle gambe si è ridotto a 18, un’altra qualificata associazione è andata via, un numero pari “normale” che notoriamente ha diversi divisori, tra questi il numero sei, al punto che si è scoperto che il tavolo era veramente truccato, solo un classico tavolino a tre gambe, già, proprio come quello delle sedute spiritiche.
E nel tavolino a tre gambe delle sedute spiritiche c’è sempre il mago che sposta il tavolo per poter parlare con il morto. Nel nostro caso non c’è alcuna difficoltà ad individuare il mago (i maghi) truffaldino e nemmeno il morto, purtroppo.
Il segretario regionale del PD ha coordinato il tavolo e non ha mai presentato un candidato di partito. Ci si chiede il perché e la risposta è solo una: non voleva disturbare i manovratori d’oltremare.
Oggi abbiamo tre liste frutto di tre mini schieramenti originati dallo schieramento originale del cosiddetto centrosinistra largo: un disastro!
Si voterà tra tre mesi e nello schieramento alternativo alla destra ci sono già tre candidati presidenti, Todde, Soru e X, un’incognita questa di cui non si conosce ancora il nome, ma non cambia la sostanza del discorso.
Al di là delle candidature a Presidente che sarebbe perfino troppo facile mettere in discussione, qui mi interessa solo fare qualche considerazione sul metodo usato dal cosiddetto campo largo, che tanto largo oggi non è.
Tutti sanno che il M5S regionale aveva una proposta diversa da quella imposta da Roma, con il patto Conte – Schlein di stampo neocoloniale (anche qui, si, proprio di stampo coloniale).
E’ possibile che non si capisca che si tratta di un’imposizione frutto di equilibri nazionali decisi a
Roma in spregio dell’intelligenza e delle capacità politiche dei sardi?
In questo metodo io ravviso disprezzo e supponenza che relegano al rango di volontari del sangue (leggasi portatori di voti) le numerose associazioni che hanno partecipato in questi mesi ad un tavolo “decidente” su decisioni prese altrove.
Si dirà, ma ora c’è la Todde per cui a cosa serve cercare ancora qualche altra possibilità?
Non sono d’accordo, se si vuole vincere bisogna darsi un’altra possibilità, altrimenti diventerà difficile anche semplicemente comporre le liste perché già ora si vede un fuggi fuggi generale.
Una cosa è partecipare alle elezioni con ragionevoli possibilità di successo, ancorché dovute ai demeriti di chi adesso è alla guida della Regione, altro è partecipare con una compagine perdente, senza alcuna possibilità di vittoria, peggio di un’armata Brancaleone, litigiosa e che non sa più dove andare.
E qui valgono ancora due considerazioni. La prima, chi organizza la campagna elettorale per il campo largo ora ridotto a poco più di un campetto da oratorio?
Certamente non il M5S che non ha alcuna struttura sul territorio. Ci penseranno le associazioni?
Ma anche queste hanno strumenti limitatissimi e sono privi di una specifica organizzazione.
Rimane l’unico partito ancora organizzato (si fa per dire), il PD.
Quindi lo stratega Comandini dovrà pensare alla campagna elettorale con l’obiettivo di arrivare almeno secondi, ma più che distanziati dal centrodestra.
E Soru?
Lui si candida a Presidente, non a fare il consigliere regionale per guidare a posteriori l’opposizione. Ma se penso alla sua esperienza nel parlamento europeo, dove si è qualificato come il più grande assenteista di tutti i tempi, è molto improbabile che frequenterà Via Roma arrivando secondo, avendo già assaporato a lungo Via Trento 69!
Sappiamo che se arrivasse terzo il problema non si porrebbe, ma ad oggi bisogna riconoscere che ha molte fiches da giocare!
La stessa considerazione vale per Alessandra Todde, sperando che giunga almeno a Betlemme ornata di trofei, anche se non si potrà riposare perché non ci si arriva giusto alle sei, cioè che arrivi almeno seconda nella prossima competizione elettorale. Guiderà l’opposizione per i prossimi cinque anni?
Permettetemi di dubitarne: l’esito più probabile, in quanto meno faticoso, più riposante e più remunerativo, è continuare a fare la deputata nel parlamento italiano.
E’ possibile che ai due strateghi nazionali Conte-Schlein non sia neanche passato per l’anticamera del cervello che un patto di quel tipo non doveva essere imposto alla Sardegna, proprio per le sue specificità e la specialità statutaria?
Potevano tranquillamente fare una sperimentazione di “fusione potenziale per incorporazione” in una regione a statuto ordinario, ma non qui da noi, proprio per la nostra storia e cultura politica. E ancora, per la candidatura della Todde, non sarebbe stato meglio presentarla a iniziative pubbliche sui temi rilevanti per la Sardegna come lo statuto, l’energia, le servitù militari, il governo del territorio, i trasporti e così via, almeno a partire dal 2022, cioè a partire da due anni prima della scadenza elettorale?
In tal caso la sua persona sarebbe stata naturalmente accettata come candidata frutto del lavoro del tavolo plurigamba, ma così non è stato.
E’ chiaro che in presenza di più candidati l’unico strumento democratico che permette di fare la scelta giusta sono le primarie e non gli accordi nel chiuso delle segrete stanze, siano esse romane o cagliaritane.
Non si pretende che si diventi aquile per vedere così lontano politicamente parlando, ma almeno si poteva usare un po’ di buon senso e comportarsi di conseguenza, per evitare di finire come i capponi di Renzo!
In tutto questo la destra ci gongola.
Io credo che i due duellanti debbano mettere da parte le prove muscolari e usare bene il cervello, affidandosi al buon senso e al cuore.
Questa spaccatura che regalerebbe di nuovo la Sardegna a questa destra non è tollerabile.
Per questo suggerisco che questo incontro pubblico ci sia e che si proceda almeno con un ‘ravvedimento operoso’, se i due contendenti non intendono passare come gli emulatori dei duellanti di Joseph Conrad, celebrati al cinema dal regista Ridley Scott.
Ad entrambi i duellanti chiedo di ricomporre questa frattura.
Siate generosi, intanto verso voi stessi, ma soprattutto verso il popolo sardo a cui vi richiamate e a cui vi appellerete nel corso della campagna elettorale.
Tra l’altro, Soru è un uomo d’azienda e sa bene che una sua lista non contrapposta alla Todde gli permetterebbe comunque di diventare se non l’azionista di maggioranza, almeno uno degli azionisti di riferimento della più che probabile giunta di centrosinistra.
E questo conta sicuramente.
Siccome non credo alla possibilità che “tra i due litiganti il terzo goda”, anche perché quel terzo evocato oggi su www.vitobiolchini.it non risulta che abbia l’intenzione di fare la parte del terzo candidato presidente, almeno dagli atti e dichiarazioni pubbliche note, l’unico risultato del duello continuo sarebbe un risultato elettorale da secondo e terzo posto.
Comunque si tratterebbe di un disastro e la destra continuerebbe a spadroneggiare senza pagare alcun dazio.
Ragionate allora deponendo le armi e arrivate a quello che in altri ambiti viene chiamato “ravvedimento operoso”: non ci sono tasse da pagare, solo voti e impegno politico e civile da suscitare con passione tra la popolazione sarda.
E fateci vedere e sentire anche alcuni punti del programma. Se è vero che Zygmunt Bauman ci ha insegnato che è difficile vivere nella società liquida attuale, ne dobbiamo dedurre che anche l’elettorato è molto liquido. E al riguardo, non avendo avuto sentore del programma come se questo non contasse, non posso che chiedermi dove possa andare l’elettorato di centrosinistra (quello di destra mi interessa molto meno), quando si vive nel pensiero politico aeriforme, cioè invisibile e non percepibile.
Senza una ricomposizione che ritengo ancora possibile, ci sarà una responsabilità diretta vostra della prossima sconfitta elettorale, con un altro buon cinque per cento di Non voto in più, soprattutto tra gli elettori del centrosinistra largo, perché non se ne può più di questo spettacolino squalificante che ci potevamo e dovevamo evitare.
In tal caso, questa destra non farà alcuna fatica a vincere, senza dover scomodare qualche candidatura di livello più alto dell’attuale, ma vincerà a mani basse anche con questo impresentabile e pessimo Solinas.
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Redazione Scuola