I bambini invisibili (di Rosamaria Maggio)

Da qualche giorno il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, ha interrotto la registrazione anagrafica dei figli di coppie omogenitoriali, a seguito del divieto intimato dalla Prefettura di Milano.

Un bambino che non sia registrato presso l’anagrafe del Comune di residenza, è un bambino privo di diritti, direi invisibile, che non può avere la tessera sanitaria, i cui genitori non possono beneficiare del congedo parentale e che ha anche qualche difficolta’ a frequentare la scuola perché quel bambino, magari nato in un altro paese, figlio di una coppia omo genitoriale coniugata all’estero, non può essere incluso in un nucleo familiare.

Nel nostro paese manca una legge che disciplini alcune fattispecie. Gustavo Zagrebelsky, noto costituzionalista, suggerisce un diritto mite per tutte le questioni di carattere etico.

Qualche giorno fa anche la Commissione del Senato sulle Politiche EU, ha bocciato la proposta di emanazione di un Regolamento per l’istituzione del Certificato Europeo di Filiazione. La garante per l’infanzia in audizione, ha affermato che si tratta di uno strumento necessario a tutela dei diritti del minore. Ciononostante il Senato ha votato contro.

Il tema in discussione al momento non è quello che, provocatoriamente, la destra chiama “Utero in affitto”, con espressione volgare e violenta, bensì quello di regolare la situazione di migliaia di bimbi nati in famiglie omogenitoriali e che sono privi di diritti nel nostro paese.

Si tratta di bambini nati all’interno di una coppia di donne, che per il nostro ordinamento potranno essere considerati solo figli della madre biologica, senza il diritto ad una genitorialità nei confronti della compagna/moglie di questa.

Oppure dell’ipotesi del figlio di una coppia di uomini, ancorché coniugati all’estero, che abbiano avuto un figlio con madre surrogata. Anche se geneticamente il bambino fosse figlio di uno dei due, non sarebbe considerato figlio, sarebbe uno dei tanti bambini invisibili nel nostro paese. Il Governo minaccia di istituire una nuova norma incriminatrice che possa perseguire anche chi abbia un figlio attraverso queste pratiche all’estero. Siamo ancora una volta di fronte alla sovranità oltre confini! Un obbrobrio giuridico.

Sono migliaia di bambini mantenuti invisibili da questa caccia alle streghe tutta nostrana. Il paese è più avanti di chi ci governa ed in linea con situazioni simili nella maggior parte dei paesi europei che hanno provveduto a legiferare in merito.

Altra questione sicuramente più delicata è quella della maternità surrogata. Così deve essere chiamata.

Le dichiarazioni di alcuni rappresentanti di questa maggioranza di governo, evocano una visione fondamentalista, moralista, espressione di un atteggiamento manicheo, che produce come risultato una divisione del paese in coloro che stabiliscono i valori di riferimento per tutti e altri che non si rispecchiano in questi e che dovranno essere perseguiti anche penalmente.

Da Rampelli a Roccella, a Salvini, ecc., i figli devono avere un padre ed una madre, non è genitore chi non ha procreato, non è madre chi non cresce il figlio nel suo ventre. Le reazioni a dichiarazioni di questo tenore, non si sono fatte attendere. Sabato con una manifestazione di oltre 10 mila persone a Milano, la comunità LGBT, ma anche politici e cittadini comuni, hanno ribadito la necessità di regolamentare questa materia, avendo a cuore innanzitutto l’interesse dei minori come sancisce la Convenzione di New York del 1989. La genitorialità riguarda persone che, pur non avendo procreato, si comportano come genitori in favore di bambini che sono figli a tutti gli effetti, in virtu’ di una adozione, ma anche figli di coppie di donne, anche se siano biologicamente solo di una, di coppie eterosessuali che a causa di sterilità o di motivi di salute non possono procreare, ma hanno un figlio attraverso la maternità surrogata gratuita, o infine di due uomini che attraverso sempre la madre surrogata e gratuita abbiano avuto un figlio, magari biologicamente di uno dei due.

Forse la maggioranza di questo paese è più in linea con queste posizioni.

La argomentazione che qualunque maternità surrogata sarebbe una forma di sfruttamento della donna più debole, è un falso problema. In verità il divieto di onerosità di tale surroga può essere risolto attraverso una legge che affidi ad un soggetto terzo, magari pubblico ufficiale, l’accertamento che la norma non venga violata nella fase di sottoscrizione dell’accordo tra madre surrogata e genitori potenziali.

Nel nostro ordinamento esistono alcune forme di donazione che vengono realizzate senza alcuna speculazione, in quanto si tratta di situazioni normate. Penso alla donazione di organi a causa di morte o anche la donazione tra vivi, di sangue, midollo osseo, reni, sperma, cordone ombelicale, quindi di tutte quelle donazioni fra vivi che non determinino una menomazione definitiva del donante. (art. 5 c.c.). Sono tutte donazioni che avvengono gratuitamente, perché trattasi di situazioni regolate dalla norma che le sottrae dal rischio di speculazioni che potrebbero riguardare anche le fattispecie indicate. Diversamente anche queste donazioni potrebbero essere esposte allo sfruttamento di persone economicamente più deboli. E’ chiaro che la maternità surrogata pone sia il problema della donna e della sua tutela, che il problema del nascituro.

La società è però andata avanti. Penso alla donazione di organi che ormai è quasi totalmente accettata e che un tempo era vista con diffidenza.

Vi sono diversi paesi al mondo ed anche in Europa, che disciplinano queste fattispecie e che possono essere presi a modello. Penso ad esempio alla Gran Bretagna che ha una legge sulla maternità surrogata altruistica solo per i residenti, il Portogallo che, sempre nella modalità altruistica, lo consente a donne che non possono procreare per motivi di salute, alla Grecia dove è ammessa per le donne anche single. Nel mondo poi, sempre quella altruistica, è ammessa in Canada, negli Stati Uniti, in Russia, in Ucraina. In Albania non è vietata. In India si va verso il divieto di commercializzazione della pratica dopo anni di mancanza di divieti che, data la situazione economica del paese, ha favorito certamente lo sfruttamento di donne prive di mezzi.

Il legislatore ha il compito di interpretare in modo non ideologico i cambiamenti sociali, senza farne oggetto di lotta politica. Qualche volta esso anticipa i cambiamenti, altre, spesso nel nostro paese , arriva in ritardo.

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