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Migrazione, una storia dimenticata (di Roberto Mirasola)
In questa campagna elettorale non si è parlato delle opportunità che si vengono a creare con d’immigrazione. L’immigrazione non è un problema di sicurezza come spesso lo si vuol far apparire e soprattutto non si affronta creando barriere all’ingresso che siano costruzioni di fantomatici muri o improbabili blocchi navali. Le guerre da noi, mondo occidentale fomentate, la povertà il più delle volte dovuta allo sfruttamento delle risorse dei paesi africani, inevitabilmente portano le persone a cercare un futuro migliore. Questo può essere considerato un reato? Assolutamente no.
Dobbiamo ritornare a potenziare gli strumenti volti a migliorare l’interazione fra le diverse culture, consapevoli che siamo un continente e un’isola a crescita zero e che l’immigrazione diventa a questo punto risorsa.
Risorsa importante nel mondo del lavoro perché il tasso di occupazione è aumentato nell’ultimo anno si per gli autoctoni che per gli stranieri. Intendiamoci occupazione aumentata con i pessimi contratti oggi esistenti in particolare i contratti a termine, ma questo è un altro discorso da affrontare in separata sede, vista l’importanza. Gli stranieri nel 2022 rappresentano il 10,3% dell’occupazione totale, dato riferito all’Italia, con la Sardegna che ha avuto una lieve diminuzione dell’occupazione migrante.
A questo punto potrebbe sorgere la ben nota obiezione: tolgono il lavoro agli Italiani e quindi ai Sardi. La verità è che i contratti riservati ai migranti sono i peggiori come anche il settore economico riserva loro i lavori manuali con bassa qualifica a fronte anche di lavoratori con un alto grado d’istruzione. Le professioni più richieste sono, infatti, collaboratrici domestiche, badanti, braccianti agricoli, manovali e saldatori, oltre alle piccole imprese impegnate nel settore della ristorazione.
Se ragioniamo per l’importanza che l’agricoltura dovrebbe rivestire in Sardegna con potenziale creazione di filiere ad alta produzione di qualità, non dovrebbe sfuggirci l’importanza di questi lavoratori. Il potenziamento del settore agricolo con i dovuti investimenti potrebbe essere importante anche per il contrasto allo spopolamento delle zone interne, accompagnato con la presenza di servizi come scuola e ospedali che possano rendere vivibile la vita delle persone anche al di fuori degli agglomerati urbani.
Infine bisogna fare un altro ragionamento, questa volta di civiltà. Aumenta, in Sardegna, il numero degli studenti stranieri di cui i nati in Italia è più che raddoppiato. Eppure noi non abbiamo ancora lo ius soli e dunque per avere la cittadinanza italiana chi nasce in Italia da genitori stranieri deve aspettare i 18 anni per sostenere un esame e avere finalmente la cittadinanza.
Non dobbiamo avere paura di fare i dovuti passi in avanti e riconoscere i diritti alle persone e non dobbiamo avere il timore di essere di fronte ad una presunta invasione. L’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione residente è pari in Sardegna al solo 3,1%.
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Redazione Scuola