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Non c’è il fascismo alle porte, ma uno strappo allo spirito resistenziale della Costituzione sì (di Andrea Pubusa)
Non è alle viste il fascismo come molti hanno paventato, Letta compreso, ma non si può dire che la vittoria della Meloni lasci le cose come erano prima. Non si tratta di un ritorno alla rozza riesumazione di un clima e di una politica ormai non replicabile, c’è piuttosto il compimento di un lento, ma continuo allontanamento dallo spirito libertario e di rottura della Carta rispetto alla tradizione illiberale e autoritaria dell’Italia. La Costituzione ha in ogni suo articolo e nel suo insieme un valore polemico verso l’assetto del passato, non solo fascista ma anche liberale perché’ da noi anche il periodo liberale tutto fu fuorché’ liberale. Basta pensare ai diritti, non intesi come attributi originari della persona, ma come concessione dello Stato, che quindi come li assegnava poteva limitarli o toglierli, come appunto avvenne nel ventennio.
La nostra Costituzione non li crea li riconosce in capo alla persona e li promuove. Sono inviolabili, non sono commerciabili. Ecco questa visione si attenua o scompare. Per i gay non ci sono diritti di questa natura e nemmeno per i migranti. Il lavoro non è il fondamento della Repubblica. La Meloni questo dice senza nascondimenti, ed è chiaro che la visione di uno Stato, monopolista dei diritti è la fonte e il veicolo dell’autoritarismo, la giustificazione delle limitazioni nell’esercizio di libertà innate e per questo inviolabili.
E l’uguaglianza? L’art 3 ne fa il motore della vita pubblica. Le istituzioni, la Repubblica, devono incessantemente inverarla. Ma dopo un processo di avvicinamento, il liberismo ha invertito la rotta. Oggi le disuguaglianze si sono accentuate e, a fronte di ricchezze immense, è tornata la povertà diffusa. Salute, diritto allo studio, lavoro cedono di fronte al profitto e al mercato. E la partecipazione? Lascia il passo all’abbandono perfino della forma parlamentare, ben visibile nel governo Draghi. E la guerra ricompare come mezzo di soluzione delle controversie internazionali contro l’art. 11 che la ripudia. Si manifestano elmettari insospettabili che s’intruppano e si arruolano tra le fila di un neoatlantismo aggressivo teso al riarmo e alla guerra. In una parola la costituzione materiale si discosta visibilmente da quella formale voluta dai padri costituenti, la ribalta. Ecco la vittoria della Meloni riveste di un consenso diffuso questo stravolgimento, gli dà una legittimazione che prima non aveva. Certo, la destra è minoranza nel paese, nelle urne fruisce di una legge elettorale truffaldina, ma è una legge del PD, come dal PD sono venuti gli attacchi alla Costituzione e ai diritti dei lavoratori, l’attacco ai migranti (Minniti), una forma di presidenzialismo spurio (Napolitano, Mattarella). Il PD è per il riarmo. Ecco, la Meloni ha trovato la strada aperta e continuerà su di essa, accentuando i tratti regressivi e antipopolari. La morte dello spirito resistenziale della Costituzione. Questa è la posta in gioco di questa fase. Bisogna reagire con decisione, se non è troppo tardi, se molte truppe non sono già passate dall’altra parte.
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Redazione Scuola