Lettera aperta alla Scuola di cultura politica Francesco Cocco.
“Per un’iniziativa autonoma del pacifismo sardo e italiano”.
Care compagne e cari compagni, care amiche e cari amici, vi scrivo questa lettera per contribuire a superare una discussione divisiva che sta manifestandosi negli ambienti democratici e pacifisti sardi e italiani sulla tragica e sanguinosa vicenda della guerra in Ucraina, sulla quale manifesto tutta la mia quotidianamente crescente e frustrata preoccupazione.
Preoccupazione che si è acuita da ieri, riflettendo sul discorso rivolto all’Ucraina, nella sua visita a Bucha e a Kijv, da Ursula Von Der Leyen: “Siamo della stessa famiglia, vi aspettiamo nella UE, vi sosterremo affinchè vinciate” (questo il succo del messaggio).
Non so come interpretarlo in termini di posizionamento politico interno alla UE.
Ursula Von der Leyen è la Presidente della Commissione UE, ma è anche tedesca.
Il suo discorso è differente dai tentativi finora fatti da Emanuel Macron, francese, Presidente di turno del Consiglio della UE, nel negoziare direttamente, di persona e da remoto, con Vladimir Putin.
Condividevo di più i tentativi di Macron di quanto non condivida il discorso di cobelligeranza esplicita della Von Der Leyen.
Per inciso, comunque, spero proprio che in Francia, considerato il panorama dei concorrenti alle elezioni presidenziali il cui primo turno si svolgerà proprio questo fine settimana, vinca Macron e non l’esponente di estrema destra, per di più putiniana, Marine Le Pen.
Siamo arrivati ormai ai drammatici dilemmi del meno peggio.
Ma specie da ieri penso che quasi certamente ci sarà una nuova, più cruenta fase della guerra e che potremmo trovarci coinvolti nei suoi sviluppi.
Anche chi come me sia contrario alla guerra e peggio ancora alla sua escalation, non può nascondersi una questione era chiara fin dall’inizio.
Una volta iniziata l’aggressione, Putin non può rischiare di perdere militarmente.
Tuttavia se vince e piega l’Ucraina, questo sarà un intero secolo caratterizzato da una nuova guerra civile europea, incubatrice di un più vasto conflitto mondiale.
È un dilemma spaventoso, ma sarebbe poco lucido non vederne gli estremi.
Bisognerebbe che le pressioni politiche e morali di un’opinione pubblica italiana ed europea convincessero Putin a fermarsi ora, con un cessate il fuoco a tempo indeterminato, condizionato solo a un analogo cessate il fuoco da parte ucraina, per affidare la soluzione a un negoziato garantito da altri soggetti, ONU o UE o un gruppo di Stati individuati di comune accordo tra Federazione Russa e Repubblica Ucraina.
Ma dev’essere lui, che ha premuto il bottone della guerra, a proporlo, perché al momento solo lui può azionarne il freno.
Se ne fossimo capaci, credo che dovremmo metterci d’accordo, come pacifisti, a inondare il Cremlino e i media russi di una lettera molto semplice, di questo tenore:
<< Signor Presidente della Federazione Russa, noi siamo amici del popolo russo e non vorremmo mai una guerra contro il Suo Paese.
Siamo amici del popolo ucraino e non possiamo approvare una guerra contro l’Ucraina come quella in corso.
Siamo cittadine e cittadini pacifici e non vogliamo che alcun Paese europeo entri in guerra, nè ora nè mai, a fianco di nessun altro belligerante.
Temiamo che una progressione militare di questo conflitto in corso al centro del comune territorio continentale possa degenerare in una più vasta guerra civile europea ed essere la causa di un conflitto mondiale, verso il quale potremmo essere spinti anche da interessi lontani ed estranei all’Europa.
Non spetta a noi in questa sede giudicare motivi, torti e ragioni, nè proporre altre soluzioni che non siano quelle di un cessate il fuoco immediato e dell’apertura di una conferenza di pace allargata per la sicurezza europea, intendendo per Europa la UE, le altre nazioni continentali neutrali, la Repubblica Ucraina e la Federazione Russa.
Si faccia Lei interprete di questa istanza, proponga Lei una tregua a tempo indeterminato, condizionata alla totale cessazione delle ostilità anche dall’altra parte.
Vengano intanto risparmiate ulteriori vittime civili e militari, siano garantire alla popolazione tutte le condizioni di diritto e di dignità umane.
Accolga questo appello e riteniamo che come noi tutta l’Umanità gliene sarà grata.>>.
Manderei questo appello per conoscenza a tutte le Cancellerie occidentali e al Governo della Repubblica popolare cinese.
Prendano anche loro atto che, per quanto rechi una critica implicita tanto alle rispettive posizioni “attive” quanto a quelle “attendiste o inerti”, contiene un’esortazione esplicita a modificarle entrambe ai fini di una pace giusta.
Cari saluti.
Antonio (Tonino) Dessì.
Lettera aperta alla Scuola di cultura politica Francesco Cocco. “Per un’iniziativa autonoma del pacifismo sardo e italiano” (di Tonino Dessì)
Lettera aperta alla Scuola di cultura politica Francesco Cocco.
“Per un’iniziativa autonoma del pacifismo sardo e italiano”.
Care compagne e cari compagni, care amiche e cari amici, vi scrivo questa lettera per contribuire a superare una discussione divisiva che sta manifestandosi negli ambienti democratici e pacifisti sardi e italiani sulla tragica e sanguinosa vicenda della guerra in Ucraina, sulla quale manifesto tutta la mia quotidianamente crescente e frustrata preoccupazione.
Preoccupazione che si è acuita da ieri, riflettendo sul discorso rivolto all’Ucraina, nella sua visita a Bucha e a Kijv, da Ursula Von Der Leyen: “Siamo della stessa famiglia, vi aspettiamo nella UE, vi sosterremo affinchè vinciate” (questo il succo del messaggio).
Non so come interpretarlo in termini di posizionamento politico interno alla UE.
Ursula Von der Leyen è la Presidente della Commissione UE, ma è anche tedesca.
Il suo discorso è differente dai tentativi finora fatti da Emanuel Macron, francese, Presidente di turno del Consiglio della UE, nel negoziare direttamente, di persona e da remoto, con Vladimir Putin.
Condividevo di più i tentativi di Macron di quanto non condivida il discorso di cobelligeranza esplicita della Von Der Leyen.
Per inciso, comunque, spero proprio che in Francia, considerato il panorama dei concorrenti alle elezioni presidenziali il cui primo turno si svolgerà proprio questo fine settimana, vinca Macron e non l’esponente di estrema destra, per di più putiniana, Marine Le Pen.
Siamo arrivati ormai ai drammatici dilemmi del meno peggio.
Ma specie da ieri penso che quasi certamente ci sarà una nuova, più cruenta fase della guerra e che potremmo trovarci coinvolti nei suoi sviluppi.
Anche chi come me sia contrario alla guerra e peggio ancora alla sua escalation, non può nascondersi una questione era chiara fin dall’inizio.
Una volta iniziata l’aggressione, Putin non può rischiare di perdere militarmente.
Tuttavia se vince e piega l’Ucraina, questo sarà un intero secolo caratterizzato da una nuova guerra civile europea, incubatrice di un più vasto conflitto mondiale.
È un dilemma spaventoso, ma sarebbe poco lucido non vederne gli estremi.
Bisognerebbe che le pressioni politiche e morali di un’opinione pubblica italiana ed europea convincessero Putin a fermarsi ora, con un cessate il fuoco a tempo indeterminato, condizionato solo a un analogo cessate il fuoco da parte ucraina, per affidare la soluzione a un negoziato garantito da altri soggetti, ONU o UE o un gruppo di Stati individuati di comune accordo tra Federazione Russa e Repubblica Ucraina.
Ma dev’essere lui, che ha premuto il bottone della guerra, a proporlo, perché al momento solo lui può azionarne il freno.
Se ne fossimo capaci, credo che dovremmo metterci d’accordo, come pacifisti, a inondare il Cremlino e i media russi di una lettera molto semplice, di questo tenore:
<< Signor Presidente della Federazione Russa, noi siamo amici del popolo russo e non vorremmo mai una guerra contro il Suo Paese.
Siamo amici del popolo ucraino e non possiamo approvare una guerra contro l’Ucraina come quella in corso.
Siamo cittadine e cittadini pacifici e non vogliamo che alcun Paese europeo entri in guerra, nè ora nè mai, a fianco di nessun altro belligerante.
Temiamo che una progressione militare di questo conflitto in corso al centro del comune territorio continentale possa degenerare in una più vasta guerra civile europea ed essere la causa di un conflitto mondiale, verso il quale potremmo essere spinti anche da interessi lontani ed estranei all’Europa.
Non spetta a noi in questa sede giudicare motivi, torti e ragioni, nè proporre altre soluzioni che non siano quelle di un cessate il fuoco immediato e dell’apertura di una conferenza di pace allargata per la sicurezza europea, intendendo per Europa la UE, le altre nazioni continentali neutrali, la Repubblica Ucraina e la Federazione Russa.
Si faccia Lei interprete di questa istanza, proponga Lei una tregua a tempo indeterminato, condizionata alla totale cessazione delle ostilità anche dall’altra parte.
Vengano intanto risparmiate ulteriori vittime civili e militari, siano garantire alla popolazione tutte le condizioni di diritto e di dignità umane.
Accolga questo appello e riteniamo che come noi tutta l’Umanità gliene sarà grata.>>.
Manderei questo appello per conoscenza a tutte le Cancellerie occidentali e al Governo della Repubblica popolare cinese.
Prendano anche loro atto che, per quanto rechi una critica implicita tanto alle rispettive posizioni “attive” quanto a quelle “attendiste o inerti”, contiene un’esortazione esplicita a modificarle entrambe ai fini di una pace giusta.
Cari saluti.
Antonio (Tonino) Dessì.
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