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Tempi difficili per la Costituzione (di Rosamaria Maggio)
Gustavo Zagrebelsky dedica la sua ultima fatica ad una riflessione sul costituzionalismo ed i costituzionalisti.
E’ un lavoro importante ed in una certa misura inquietante.
L’autore infatti sostiene che un tempo i costituzionalisti erano uniti su un punto:
la Costituzione sulla quale hanno dedicato studi ed energie deve essere difesa e promossa.
E poiché oggi molti la vogliono cambiare anche col nobile intento di migliorarla, la domanda che si pone è se costoro siano ancora costituzionalisti.
Per Zagrebelsky i costituzionalisti hanno il compito di tenere insieme, far convivere pezzi della società.
Unire è costituzionale mentre dividere è anticostituzionale .
La Costituzione deve costituire. L’etimologia ST, stare e CO indica insieme. Quindi i discorsi che non mirano a costituire ma a disperdere non sono discorsi costituzionali. Possono essere discorsi politici o di politica costituzionale ma non sono discorsi costituzionali e chi li fa non è costituzionalista.
Fino alla fine degli anni ‘70 la Costituzione era un punto fermo.
La Costituzione andava studiata e difesa. Da quel momento in poi si è generata una grande frattura, alimentata anche dai discorsi della Presidenza della Repubblica (v. messaggio alle camere del 26.6.91), che invitava la politica ad una fase costituente. La Costituzione divenne l’area in cui si poteva giocare una battaglia politica fra i partiti.
La Costituzione, dice l’autore, ha un carattere misto: è fattuale nel senso che riguarda norme che esistono nella realtà ed è normativa perché esprime un dover essere.
La fonte della normatività è l’adesione, adesione libera, che è l’anima della Costituzione. L’adesione non può essere un fatto individuale ma deve essere corale e cioè deve riguardare gli individui nel loro essere corpo sociale, che conduce verso la creazione di un’etica pubblica.
Importante è la distinzione che Zagrebelsky propone tra costituzionalisti e costituzionisti.
I primi ritengono che la Carta codifichi ideali politici dai quali è difficile discostarsi.
Per i costituzionisti, la coerenza sta nell’essere al servizio della continuità e nella solidità dello Stato. Lo Stato è organizzazione, è potere organizzato. L’importante per i costituzionisti è lo Stato nella sua versione governante e si pongono con tecnici al servizio del potere.
La distanza tra i due è siderale: gli uni ragionano sui principi, gli altri sui fatti.
Nei momenti di tranquillità le differenze non si notano, quando si attraversano periodi burrascosi la Costituzione vive momenti difficili.
Avviandosi a concludere Zagrebelsky sottolinea che per i costituzionalisti, la Costituzione è un compito ed essi devono garantirne la durata. Il compito consiste nelle domande vecchie e nuove che ad essa si rivolgono ed alle quali essa, attraverso i giuristi, da’ risposte. E se da un lato le Costituzioni sono positive e non immaginarie, è anche vero che tutto ciò che vi è di più fondamentale e costituzionale nelle leggi, non potrebbe essere scritto.
Il compito dei costituzionalisti è quello di illuminare le coscienze dei cittadini, che si interrogano sui principi e i valori costituzionali ai quali prestare ubbidienza.
Quindi la loro responsabilità non è quella degli altri giuristi che hanno a che fare con problemi particolari, come nel diritto civile, penale o amministrativo, ma hanno il compito di illuminare i cittadini nei confronti delle leggi.
Essi non hanno clienti ma parlano a tutti.
Essi hanno un compito politico nel senso più ampio del termine in quanto la Costituzione è il documento più politico.
Nel testo ovviamente non ci sono nomi e cognomi, ma per chi segue il dibattito attuale, non ci sono difficoltà per individuare i nuovi Costituzionisti dai quali tenersi alla larga.
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Redazione Scuola